Cito un esempio classico: laboratorio ipertecnologico con restauratrice in camice impeccabilmente appena uscito dalla lavanderia con acconciatura fresca di parrucchiere lavora su di un incantevole olio su tela di qualche artista "plurititolato" magari del 1600 (Guercino, Guido Reni etc) e con un pennello a setola di martora selezionata integra con dovizia le mancanze create dalla impietosità del tempo...e non può certo mancare in sottofondo una musichetta classica che incornicia l'incantevole contesto.
Questo direi che è il luogo comune più gettonato e pure relativamente reale ma non unico.
Occorre una passione e una dedizione uguale su ogni tipo di opera, occorre metter mano in qualsiasi situazione.
"Il restauro costituisce il momento metodologico del
riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella
sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione
al futuro.
Cesare Brandi"